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Ancesieu – Panorama su Forzo

Ancesieu….. dove si inizia a fare sul serio!
E’ una parete spettacolare, dove M. Motto ha aperto i suoi capolavori sul granito piemontese della Valle Orco… o meglio dell’ adiacente Valle di Forzo.

Già per raggiungere la base delle vie è tutto un programma,
si lascia la macchina al ponte, si torna indietro di 200 metri, e si imbocca un sentiero in corrispondenza di un masso con scritta “palestra”…. manco si andasse al Bside… poi ci si inerpica nel bosco, tenendo sempre la destra, e poi finalmente si giunge al c.. di combetto. Il combetto, un letto di torrentello prosciugato, o con poca acqua, (ogni tanto ne avrà anche tanta ma è meglio non trovarsi nei paraggi), costituito da blocchi e placche di granito e simpatiche balzelle di erba.
Una volta che capisci un po’ dove e come passare la situazione migliora, ma la prima volta rimani un po’ disorientato, e inizi a dire un po’ di volte “ma chi me lo fa fare”.
La prima volta che siamo andati, 2 settimane fa, in un primo tentativo alla classica Panorama su Forzo, abbiamo incontrato un’umidità al 100%, visibilità a 5 metri e tutte le rocce bagnate… all’andata, al ritorno dopo che si era messo a piovere, (motivo per cui quel Sabato si è trattato solo di un tentativo), tutto era completamente fradicio, e possiamo solo ringraziare che in 2 tratti ci fossero delle corde fisse, se no saremmo stati ancora lì adesso a finire le doppie!

Questa Domenica tutto era asciutto e l’avvicinamento è stato persino piacevole… si riusciva persino a vedere la parete!!
Il tutto in poco piu di mezzora.

La via Panorama su Forzo (ED+, 10 tiri, 6Cmax, 6B+ obbl.) è la più facile della parete, delle 10 o 11 aperte da Motto è di solito la prima che si va a fare, tanto per capire se è meglio lasciar perdere o se si può osare!
Io personalmente la temevo un po’, ma sbalgiavo, la via è abbastanza impegnativa ma i gradi sono giustissimi, allineati al resto della valle, e gli spit ci sono, dove non è possibile proteggersi con nut e friend, o dove diciamo.. il proteggersi sarebbe molto difficile!
I tiri più duri a mio parere sono il 2°,3°,5° e 9°, a livello di impegno complessivo. Come passi singoli anche il 1° e il 6° non sono da meno, ma sono meno ingaggiati.

Come materiale avevamo una mazzetta di nut e una serie di friend da 0.3 a 3 Camelot, + un paio di Alien piccoli utili per il terzo tiro, e un paio di misure doppie intermedie, non utilizzate.
Visto il cambio d’ora, visto che ce la siamo presa con calma per goderci una via che volevamo fare da tanto tempo, ci siamo ritrovati nel combetto con le frontali, e di nuovo abbiamo ringraziato le sante corde fisse!

Ne rimangono altre 10 da fare, per adesso off limits, per lo meno per me, ma chi lo sa… in un futuro. Sicuramente posto e roccia sono spettacolari, e la filosofia di chiodatura è quella che preferisco.

Tra classiche e moderne allo Scoglio di Mroz

Continua il percorso granitico tra valle Orco e adiacenti…
Sabato siamo andati allo Scoglio di Mroz, all’inizio del Vallone di Piantonetto, un posto molto bello e tranquillo dove ci sono tutte vie da non perdere.
L’obbiettivo principale era “L’importante è Esagerare” ED (5 tiri 6C max, 6B+ obb.), via aperta da Oviglia dal basso con parsimonioso uso degli spit, il che la rende una via moderna in cui ogni tanto è necessario integrare con protezioni veloci.
Nell’insieme ci è piaciuta molto, e personalmente mi è sembrata un tantino più facile e meno severa di quello che mi aspettavo. I tiri più impegnativi sono il primo e il secondo, molto diversi tra loro, ma entrambi interessanti e molto particolari nel loro genere. Soprattutto la placca del secondo tiro, ti fa scalare su cubetti di quarzo raramente visti altrove, che sembrano messi lì apposta.

Al termine della via, avendo ancora un po’ di tempo ed energia a disposizione, abbiamo scalato la classica Via Grassi, sulla carta molto più semplice della precedente (3 tiri, TD 6a max). In realtà ci ha impegnati a fondo, ribadendo una volta di più come i gradi anni 70, su terreno classico, non abbiano nulla a che fare con i gradi moderni. E’ una via in fessura tutta da proteggere; si trovano solo un paio di chiodi e un paio di cunei… che il buon senso impedisce di moschettonare! Ampio uso quindi di nut e friend…

N.B. La sola serie genericamente consigliata su RP finisce in fretta!!!

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Torre di Aimonin – Placche d’autore

Alla Torre di Aimonin, in Valle Orco, ci sono alcune vie molto famose, come il Pesce d’Aprile, Lo Spigolo, il Diedro, adatte ad un primo approccio con l’arrampicata Trad e per questo molto ripetute.
Ve ne sono però molte altre che solcano le placche grigio chiaro della Torre, molto selettive e per questo non molto conosciute, chiodate dal basso dal grande Manlio Motto nei primi anni ’90.
Alcune di queste, a detta degli esperti, sono dei capolavori, dove l’uso degli spit non toglie ingaggio e impegno, dove anzi la componente psicologica data dalla distanza delle protezioni e dall’obbligatorietà dei passaggi è caratteristica integrante degli itinerari.

Sono sempre stato molto attirato dall’arrampicata in placca, credo sia la più bella, difficile ed elegante, e ho sempre ambito a fare qualche via alla Torre di Aimonin.

Siamo partiti da 2 vie abbastanza abbordabili:

– Papaveri e Papere ED+ (7A max, 6C+ obb.)
6B+ 6C+ 6A 6B+ 7A

– Sublime ED (6C+ max, 6B+ obb.)
6C+ 6B 6B+

Che dire, bellissime!
Papaveri è decisamente più difficile, tutti i tiri sono molto impegnativi. Il primo ha un passaggio fisico, il secondo è duro e psicologico, in un paio di moschettonaggi si tira su la corda con il dubbio che il poco attrito sia sufficiente a farti partire i piedi, il terzo è un 6A interessante !!!, il quarto prima difficile in placca e poi di continuità, il quinto veramente duro richiede massima concentrazione dal primo all’ultimo spit.

Sublime merita alla grande per i primi due tiri, il terzo è bruttino.

La chiodatura è sì psicologica ma quasi mai pericolosa, ben diversa da quella trovata quest’estate su Titanic in Val Ferret (sempre Motto), dove più volte ho avuto la sensazione di fare un gioco stupido!

Per le vie sono sufficienti 10 rinvii, e un paio di friend medi non obbligatori.

El Capitan – The Nose 5.9 C2

Dall’altra parte dell’Oceano, in California, una nuova generazione di alpinisti si affaccia nella Yosemite Valley alla metà degli anni cinquanta. A mettersi in luce sono due personaggi destinati a diventare famosi: Royal Robbins e Warren Harding. Robbins, che è considerato uno dei migliori alpinisti del mondo, è sempre stato un difensore del purismo. Harding, personalità vulcanica, anarchico insofferente di ogni limitazione, invece ha fatto ampio uso di mezzi artificiali e di chiodi ad espansione. Robbins riesce a salire nel 1957 la verticale parete nord-ovest dell’Half Dome. Per la prima volta, uno dei veri e propri big walls di Yosemite è stato superato.

La rivincita di Harding arriva qualche settimana più tardi. Nei primi giorni di luglio, accompagnato da Bill Feuerer e Mike Powell, Harding attacca con decisione la parete più impressionante della Valle, quella che nessun altro alpinista ha mai osato tentare. E’ The Nose, “Il Naso”, lo sperone meridionale di El Capitan, che offre una linea evidentissima e impressionante al centro di una parete sconfinata – più di mille metri di altezza – e particolarmente levigata. “Salirò quella maledetta via” esclama Warren Harding prima di mettere le mani sulla roccia. La salita viene terminata nel novembre del 1958 (la salita era stata compiuta in vari tentativi, lasciando le corde fisse in parete per le risalite) dopo diciassette giorni di arrampicata effettiva e con ben 125 chiodi a pressione.

La via più celebre della Yosemite valle e dell’intera America è stata appena completata e per noi un bell viaggio 50 anni dopo…

Caporal – L’arrampicata artificiale

Un portaledge sul Caporal

Compresa fra il massiccio delle Levanne (a Sud) ed il Parco del Gran Paradiso (a Nord), la valle dell’Orco (Ceresole Reale), rappresenta un’ambiente stupendo per gli amanti dell’attività in montagna. È ancora oggi una valle severa, spettacolare ed in gran parte incontaminata.

Fu soprattutto nella seconda metà degli anni settanta che un’ampia schiera di arrampicatori (molti di essi torinesi), sulla scia del mito californiano della Yosemiti Valley, ha tracciato una serie di itinerari che per i tempi risultarono futuristici (non a caso la valle dell’Orco veniva definita la “Yosemity Valley Piemontese”). L’arrampicata (molto varia su fessure, diedri, placche e strapiombi), si svolge sempre su stupenda roccia di gneiss granitico.

La via della Rivoluzione e’ stata aperta da Gian Piero Motti e Ugo Manera nel 1973. E’ una via mai impegnativa e pericolosa ideale per passare una piacevole giornata in mezzo alla natura o una notte…

È ora….

La Parete dei Militi – Il calcare plaisir

Calcare…

– L’ Albatros –
M. Bernardi – R. Pirona – R. Francou 1984
ED 200 metri 7A max / 6B+ oblig. 8 L.

– Tomahwak –
Soccorso Alpino Guardia di Finanza di Bardonecchia
TD+ 180 metri 7A max / 6A+ oblig. 7L

Vie da scegliersi quando il tempo promette nubifragi, dato l’avvicinamento praticamente nullo e le calate sulla via, e la sera prima si è ballato fino alle tre e mezza.
Ci si trova con calma ad Almese all’una e un quarto (con calma…) e alle sei Tomahwak è in tasca.
Qualche goccia durante le calate…
Avendo visto la roccia nei tiri sovrastanti si consiglia vivamente l’uso del caschetto durante i monotiri nella falesia sottostante…
Si ringraziano Giove Pluvio per la clemenza e le Muse per la danza…