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Corso di Arrampicata Libera 2025

ELENCO AMMESSI AL CORSO DI ARRAMPICATA LIBERA 2025

Cliccare sul link qui sopra per scaricare l’elenco.

Ciao a tutti! È con grande piacere che vi presentiamo il nuovo corso di Arrampicata Libera per la stagione autunnale 2025!

La presentazione ufficiale sarà in sede, il giorno giovedì 11/09/2025 alle ore 21, in concomitanza con la presentazione di tutti i corsi della Scuola! Vi aspettiamo numerosi! Non mancate!

Le iscrizioni apriranno dopo la presentazione del giorno 11 settembre e non saranno prese in considerazione domande preventivamente inviate. Compilare in ogni sua parte il modulo di iscrizione scaricabile qui sotto e inviare a corsoarrampicata@caiuget.it.

AMMISSIONE AL CORSO:
Le iscrizioni saranno chiuse al raggiungimento del numero di posti disponibili. Qualora vi fosse un alto numero di domande, la direzione della scuola si riserva di fare una selezione pratica adatta anche ai principianti.

Modulo Iscrizione Arrampicata Libera

Per i dettagli clicca qui!

Per informazioni e iscrizioni: corsoarrampicata@caiuget.it

Scarica il volantino in PDF cliccando sull’immagine qui sotto!

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Nuovi Corsi Stagione 2025/2026

Ciao a tutti!

Augurandoci che stiate trascorrendo una splendida estate in montagna, siamo felici di annunciare le nuove date dei corsi 2025-2026 della Scuola Alberto Grosso del CAI UGET di Torino, che partiranno a settembre con il corso di Arrampicata Libera!

Tutti i dettagli per l’iscrizione e la partecipazione sono disponibili nella sezione “Corsi” del nostro sito.

Sperando di vedervi tutti alla presentazione, vi ringraziamo per la costante attenzione che dedicate alle nostre attività!

Vi aspettiamo quindi alla presentazione che si terrà l’11 settembre 2025 presso il Parco della Tesoriera, durante la quale introdurremo tutti i corsi e vi daremo i dettagli per il primo a partire, quello di Arrampicata Libera!

Cliccando sull’immagine sottostante, potete scaricare il volantino in pdf da diffondere!

Via Svizzeri al GranCap!

Andrea è riuscito a sorprendermi una volta quando, finito il corso di alpinismo, ricevo una sua chiamata. Mi ha sorpreso ancora di più quando mi ha chiesto se volevo andare ad arrampicare con lui, per di più in valle dell’Orco. A metà luglio il meteo non è bello, i progetti sognati tutto l’inverno sembrano sfumare mentre la corta estate d’alta montagna passa con weekend piovosi. Bisogna scendere. Accetto volentieri l’invito per il sabato successivo. Previsioni: piovaschi durante tutta la giornata. Faccio alcune proposte, mi studio qualche via ma come sempre decidiamo dove andare solo quando siamo a Noasca. Dopo la galleria il cielo è nerissimo quindi proviamo a fare la via dello spigolo ad Aimonin. Ovviamente a metà del penultimo tiro si mette a piovere. Cominciamo a fare le doppie e, inaspettatamente, smette e la parete si asciuga velocemente. Noi siamo sulla grande cengia a metà parete quindi propongo di andare a fare i tiri belli di Pesce d’Aprile. Partiamo e, neanche a farlo apposta, al penultimo tiro ricomincia a piovere e ci dobbiamo calare definitivamente. La punta sarà per un’altra volta. Ci rimane un po’ l’amaro in bocca perché non siamo riusciti a finire le vie ma torno a casa contento. I tiri che abbiamo scalato non sono difficili ma sono molto belli e abbiamo passato la giornata a chiacchierare: ci raccontiamo esperienze, progetti futuri; Andrea mi confessa di essere preoccupato per il modulo di roccia del corso per diventare Istruttore Regionale e mi dice di voler arrampicare un po’ prima dell’esame; poi si torna a parlare di montagne e di un po’ di tutto. Quasi per caso gli dico che, se il tempo si sistema, vorrei fare una via sui satelliti del Monte Bianco, un sogno sarebbe il Gran Capucin.

La vera sorpresa arriva circa una settimana fa: mi arriva un messaggio vocale da Andrea. Sto lavorando e non posso rispondere ma appena ho un attimo e lo ascolto rimango senza parole: dopo la nostra giornata in Orco ha letto le relazioni della via degli Svizzeri e mi propone di andarla a fare il weekend successivo. Rispondo immediatamente. Adesso è il mio turno di studiare e quella sera vado a letto tardi dopo aver sfogliato tutto ciò che c’è in rete su quella via. Propongo una bozza di organizzazione e logistica, ma dobbiamo ancora aspettare per vedere se il tempo ci concederà un weekend sereno. Arriva il giovedì e delle previsioni attendibili: si va. Raffiniamo i piani, studiamo ancora una volta le relazioni e facciamo gli zaini. Venerdì sera si parte: passeremo la notte nel mio furgone per essere pronti per prendere la prima funivia alle 6.30, evitandoci però la levataccia a Torino.

Quando arriviamo a punta Helbronner la giornata è perfetta: calda, leggermente ventilata e non c’è una nuvola. Partiamo senza perdere tempo, in un’ora scarsa siamo alla base del Gran Capucin e qui scopriamo che non siamo stati i soli a pensare di venire a fare la via più ripetuta del pilastro più iconico del Monte Bianco.

Aspettiamo una buona mezz’ora e finalmente riusciamo a partire in parallelo con un’altra cordata di italiani. I primi cinque tiri consistono in un lungo zoccolo di terreno appoggiato che costeggia il canale che porta all’attacco storico della via. Questi passano veloci, la quota non ci dà fastidio, troviamo velocemente le soste e il famoso granito del Bianco ha un ottimo grip. In poco tempo ci troviamo dove la parete s’impenna e la roccia cambia colore dal grigio a un bellissimo arancione giallastro. Sullo zoccolo il percorso non è obbligato e appena prima di attaccare la prima fessura una cordata di francesi ci passa davanti. Noi non abbiamo ansia da prestazione e non cerchiamo nessun record quindi rispettiamo la precedenza e li facciamo sorpassare. Subito questa cordata si rivela essere lenta e fanno qualche manovra che non ci lascia molto tranquilli. Ad ogni modo i tiri passano tranquilli e ci troviamo in cima al grande diedro che caratterizza il primo terzo della via.

Sulla grande cengia mangiamo, beviamo e ci confrontiamo sui tiri passati. Le difficoltà fino a qui non sono state elevatissime ma l’arrampicata è sempre molto fisica. Inoltre guardiamo l’orologio e ci rendiamo conto che i francesi ci stanno facendo perdere molto tempo. Attacchiamo la seconda parte che percorre con tre tiri un diedro molto più aperto e verticale del precedente.

L’esposizione aumenta notevolmente e l’arrampicata si fa molto più sostenuta a causa della roccia che cambia e qua sembra non offrire nessun attrito. Si fa fatica a tenere i bordi arrotondati delle fessure, gli incastri sembrano scivolare fuori e i piedi che fino al tiro prima sfruttavano facilmente ogni cristallo, adesso devono essere spalmati su rare macchie biancastre dove sembrano tenere un po’ di più o devono rimanere in incastri sottili e malsicuri.

Quando sto arrivando alla seconda sosta di questa sezione il francese davanti a me cade e si fa calare dal compagno. Prendo la palla al balzo e salto la loro sosta nel tentativo di superarli unendo due tiri. Adesso il fiato corto e la stanchezza si fanno sentire e devo lottare per arrivare in sosta in libera. Viene il turno di Andrea che con qualche aiuto e un po’ di fatica arriva velocemente in sosta e conclude il sorpasso.

Adesso non abbiamo più cordate che ci indicano la strada ma, fortunatamente, la via è molto evidente. Un altro tiro e dovremmo aver finito la parte difficile. Il tiro successivo  passa veloce ma davanti a me c’è una placca che oltre ad essere chiodata distante non sembra affatto facile. Andrea giustamente mi chiede se non dovevano essere finite le difficoltà. “Ancora un tiro duro e poi spiana”: mi sento di rispondergli come si fa con i bambini ma non ho voglia di prendere il telefono in fondo allo zaino per guardare la relazione. Adesso sono stanco e il peso dei 10 tiri precedenti si fa sentire: voglio solo arrampicare e togliermi questo ultimo tiro duro. Adesso scalo sicuramente peggio rispetto ai primi tiri e, spalmato contro la parete tirando delle croste minuscole, le difficoltà mi sembrano estreme. Sbaglio il passo, ne combino di tutti i colori ma alla fine arrivo in sosta. Sopra di me ci sono solo più placche appoggiate e cielo. Superiamo velocemente il tiro che ci separa dalla cima. Questa volta ce l’abbiamo fatta! Siamo in cima al Gran Capucin!

Una vetta che avevo immaginato leggendo i libri di Bonatti, che mi aveva rapito lo sguardo la prima volta che avevo sciato la Vallée Blanche con mio padre più di dieci anni fa, che ha continuato a sfidarmi con i suoi diedri e i suoi tetti ogni volta che ho superato il Col des Flambeaux. Finalmente anche noi siamo su questa cima. Ci facciamo i complimenti a vicenda, una stretta di mano ma non perdiamo tempo. Rimaniamo concentrati perché c’è ancora una lunghissima serie di calate prima di arrivare al ghiacciaio. Ci dimentichiamo persino di fare una foto di vetta insieme, per fortuna sono riuscito a farne una mentre Andrea arrivava in sosta.

Le calate si svolgono velocemente e in meno di due ore tocchiamo la neve alla base del nostro pilastro. Finalmente possiamo togliere le scarpette, rimettere gli scarponi e avvisare a casa che siamo scesi dalla parete.

Ci manca solo più la penosa risalita fino al rifugio Torino. Non ci importa più di essere veloci e il fermarsi continuamente ci dà l’occasione di ammirare le mille punte del Monte Bianco al tramonto, il granito del Dente del Gigante che diventa rosso e i seracchi della Brenva che invece hanno già i colori della notte.

La mattina uscendo dalla funivia ci eravamo detti che un tempo accettabile sarebbe stato arrivare al Torino senza frontali, arriviamo quando le Grandes Jorasses e il Cervino in lontananza sono ancora ben illuminate.

Grazie Ruf per avermi accompagnato in queste belle gite. In bocca al lupo per il tuo esame! A presto su roccia, ghiaccio, misto, alta quota o nella grotta delle Courbassere!

Gran Paradiso Parete Nord

Racconto di Alejandro Pedroso

Parte un messaggio WhatsApp durante una pausa caffè martedì 3 giugno: “Ame, ti giro queste cose perché voglio soffrire o perché è un importante promemoria di una cosa discussa più volte in passato”; la risposta non si fa attendere: “Quando andiamo?”, bene, allora ci siamo!

Il messaggio conteneva delle immagini prese da un noto sito web su una recente salita della parete nord del Gran Paradiso. Come dicevo, ne avevamo parlato diverse volte, anche con altri istruttori della scuola, ma non si era mai trovata la quadra giusta, e come ben sappiamo, dovuto al cambiamento climatico insieme al rinnovato interesse per le montagne, sta diventando sempre più difficile trovare le condizioni giuste, non solo a livello di ambiente, ma anche a livello di affollamento.

Il caso vuole che proprio quel giorno io mi ritrovi a cena con alcuni amici sempre del giro del CAI, e c’è anche Fra che chiede se qualcuno fa qualcosa la settimana successiva perché lui è in ferie; gli dico “con Ame stiamo pensando alla Nord del GranPa, ti interessa?”; la risposta è scontata, scrivo ad Ame che si trova in palestra, coinvolge velocemente Albi; perfetto 2 cordate ce le abbiamo! Senza aver finito di cenare chiamo subito il rifugio per capirne la disponibilità; posto c’è! Prenoto! Non resta che tenere d’occhio il meteo ed incrociare le dita.

Ai tempi d’internet le informazioni corrono veloci e nel giro di pochi giorni 2 “contatti” la salgono, riferiscono condizioni ottime, il meteo continua a promettere bene per noi. Dai che ci siamo!

Martedì 10 giugno ci troviamo da Ame, pranziamo e partiamo alla volta della bellissima e selvaggia Valsavarenche nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Arriviamo al parcheggio accanto al torrente a circa 1830mslm e partiamo per il Rifugio Chabod (2710mslm) poco dopo le 16:30 e in due ore scarse siamo su, facendo gli 880m di dislivello, giusto in tempo per registrarci e dare le nostre preferenze per la cena.

Mentre saliamo ci fermiamo a bere un goccio d’acqua nella fontana di Lavassey, poi guardiamo il panorama e osserviamo con attenzione la cascata “Antares”, un classico della stagione invernale e del Corso di Ghiaccio. Ad un certo punto si scorge il Gran Paradiso e la via che saliremo il giorno dopo. La parete che, per essere precisi, ha un’esposizione Nord-Ovest, splende al sole a quest’ora e una leggera brezza fresca ci scorre intorno mentre guardiamo meravigliati lo spettacolo che abbiamo davanti. Ci guardiamo in faccia e commentiamo quanto sembri lunga e ripida, anche se si sa in montagna spesso veniamo ingannati dalle prospettive.

Sveglia alle 2:30, siamo andati a letto prestissimo e abbiamo dormito bene, facciamo colazione, ci prepariamo e partiamo tra una cosa e l’altra alle 3:15. Secondo il gestore del rifugio dovremmo essere una quindicina in parete oggi, 5 o 6 cordate. Siamo i primi a partire, poco dopo di noi una cordata di tre ragazze francesi (della Gendarmerie, a detta del rifugista). Ci mettiamo in cammino sulla traccia che parte dietro il locale invernale, pochi minuti e stiamo pestando neve ben rigelata, soffia vento, non forte ma più del previsto, ci fa capolino una luna piena ormai bassa attraversata da un paio di nuvole allungate, che comunque ci dona un po’ di luce in più, il cielo stellato è magnifico. Affrontiamo la morena sulla dorsale detritica, stiamo salendo a buon ritmo. Troviamo a un certo punto una traccia alta e una traccia bassa, ignoriamo l’alta, la prendiamo larga e proseguiamo lungo la normale per poi puntare decisamente a sinistra verso alcuni seracchi e risalire una rampa accanto a un piccolo scarico da valanga. A quel punto vediamo le ragazze francesi che probabilmente seguendo la traccia alta hanno recuperato un po’ di terreno. Io devo aggiustare un rampone, e nel frattempo ci raggiungono, saranno passate circa due ore e mezza dalla partenza; siamo lì circa un’ora prima di quanto ci è stato detto in rifugio. Risaliamo un po’ tutti insieme il pendio che porta alla terminale, e, siccome siamo dei cavalieri, lasciamo le ragazze attraversare per prime; poi Amedeo ed Alberto ed infine Francesco ed io. Il crepaccio è abbastanza chiuso, avrà un’apertura di una spanna e la neve intorno è solida, il vento soffia ancora anche se più a folate.

La salita si fa pian piano più ripida, la neve è portante e abbastanza gradinata, in buona parte grazie alle cordate che abbiamo davanti; Amedeo ha sorpassato le francesi e sta battendo traccia, a momenti la quota si inizia a far sentire, ma la salita è abbastanza agevole. Ad un certo punto arriviamo a un punto un po’ ghiacciato dove traversiamo a sinistra con colpi decisi di piccozza mentre ci avviciniamo alla fascia rocciosa sulla nostra sinistra.

Continuiamo a salire mentre le cordate che ci precedono rallentano perché sono arrivate a 8 o 10 metri di ghiaccio affiorante. Amedeo prosegue più lentamente ma con passo deciso, pianta 3 viti che lascia gentilmente per le ragazze e per noi. Nel frattempo noi attendiamo mentre dall’alto un po’ di ghiaccio ci cade in testa mentre cerchiamo di spostarci un po’ dalla verticale, ma non c’è molto da fare. Il ghiaccio risulta crostoso e spaccoso in superficie con ghiaccio più duro sotto, tecnicamente non è difficile, solo un po’ delicato, procediamo tutti quanti in conserva, a me l’onere di recuperare il materiale. Ancora pochi metri e i primi raggi di luce iniziano a colpirci, qualche metro in più e siamo in cresta, e che cresta magnifica! Siamo fuori dalla Nord!

Ci avviamo verso destra, piegando in direzione Sud-Ovest, lungo l’estetica e affilata cresta di neve, che verso la fine inizia a far vedere qualche roccia. Tocchiamo il punto più alto del Gran Paradiso a 4061mslm, l’unica vetta sopra i 4000 totalmente in territorio italiano. Facciamo la calatina verso l’intaglio e risaliamo il salto roccioso fino alla Madonnina che è il punto di riferimento classico per questa montagna, anche se in realtà si trova qualche metro più in basso della cima “vera”. La mia personale opinione è che la soddisfazione è la stessa e non ci disturbiamo con i cacciatori di cifre. Sono circa le 8:00 e noi sorridiamo accanto alla statuina, il vento si è placcato, il sole splende, il cielo è azzurrissimo, non si può chiedere di meglio!

Battiamo un cinque, ci idratiamo bene, mangiamo qualche barretta e intorno alle 9:00 giù per la via normale che ci riporterà allo Chabod, dove arriveremo intorno alle 11:00 per prenderci una meritata fetta di torta, per poi proseguire giù verso la macchina. Dopo più di 2200m di dislivello negativo ci rinfreschiamo un po’ nel torrente e ce ne torniamo a casa più che soddisfatti!

Corso di Arrampicata su Cascate di Ghiaccio 2026

È con grande piacere che la Scuola di Arrampicata Alberto Grosso del CAI UGET di Torino vi presenta il nuovo Corso di Arrampicata su Cascate di Ghiaccio per la stagione invernale 2026!

La presentazione ufficiale sarà in sede, al Parco della Tesoriera, il giorno giovedì 8 gennaio 2026 alle 21! Non mancate!

Vi aspettiamo numerosi!

Per i dettagli clicca qui!

Modulo Iscrizione Cascate

Per informazioni potete scrivere a:

corsocascate@caiuget.it

Scarica il volantino completo dei nostri corsi in PDF cliccando sull’immagine qui sotto!

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Corso di Arrampicata su Roccia 2026 (Vie Lunghe)

Ciao a tutti! È con grande piacere che presentiamo il nuovo Corso di Arrampicata su Vie Lunghe  per la stagione primaverile 2026!

La presentazione ufficiale sarà in sede, il giorno 19/02/2025 alle ore 21! Vi aspettiamo numerosi! Non mancate!

Per i dettagli clicca qui!

Le preiscrizioni saranno aperte a partire dal giorno 18/02/2025, potete inviare la vostra candidatura, compilando il modulo e inviandolo via mail.

Modulo Iscrizione Corso Roccia

Per informazioni e iscrizioni: corsoroccia@caiuget.it

Scarica il volantino di tutti i nostri corsi cliccando sull’immagine qui sotto!

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Corso di Alpinismo 2026

Ciao a tutti! È con grande piacere che presentiamo il nuovo corso di Alpinismo per la stagione estiva 2026!

La presentazione ufficiale sarà in sede, il giorno giovedì 14/05/2026 alle ore 21! Vi aspettiamo numerosi! Non mancate!

Per i dettagli clicca qui!

Le iscrizioni saranno aperte a partire dal giorno 4/5/2026, potete inviare la vostra candidatura, compilando il modulo seguente e inviandolo via mail.

Modulo Iscrizione Alpinismo

Per informazioni e iscrizioni: corsoalpinismo@caiuget.it

Scarica il volantino in PDF cliccando sull’immagine qui sotto!

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Ginnastica Presciistica e Prealpinistica 2025-2026

Per i dettagli clicca qui!

Le iscrizioni si effettuano via mail all’indirizzo ginnastica@caiuget.it inviando:

  • tessera CAI in corso di validità (l’assicurazione infortuni è valida solo se si è regolarmente iscritti)
  • modulo di iscrizione (scaricabile dal sito caiugetalp.com)
  • certificato di idoneità all’attività sportiva non agonistica

OFFERTA 2025/2026

Agli allievi ammessi ai nostri corsi viene offerta la possibilità di effettuare una lezione di prova gratuita il lunedì!

PROMOZIONE CONIUGI

Un partecipante paga la quota intera, l’altro paga la metà della quota di iscrizione!

PROMOZIONE AMICI

Chi porta un nuovo iscritto, avrà riconosciuto uno sconto del 10% sulla propria quota!

Scarica il modulo d’iscrizione!

Per informazioni invia una mail a ginnastica@caiuget.it

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Arrampicare al Muzzerone in inverno

Febbraio, inverno è la stagione delle cascate e del nostro (splendido) corso di ghiaccio, ma la proposta del Direttore di un weekend di aggiornamento al mare, per gli Aspiranti Istruttori e gli Istruttori che a breve dovranno sostenere gli esami regionali, viene accolta con entusiasmo.

Quindi sabato mattina si parte, destinazione Muzzerone. Il meteo è fantastico, sole per tutto il weekend, temperatura ottimale per arrampicare su delle bellissime vie a picco sul mare.

Questa è la settimana del Festival di Sanremo e noi lo sappiamo molto bene, sopratutto qualcuna di noi, quindi la playlist del viaggio non può che essere quella della kermesse musicale! Cuoricini dei Coma Cose diventerà la nostra canzone preferita e ci accompagnerà per tutto il weekend per la contentezza di Daniele!

Arrivati al parcheggio le cordate sono fatte, dopo un avvicinamento avventuroso, in discesa, fra corde fisse e fango, tre cordate salgono sulla via Prenotazione Obbligatoria al Pilastro del bunker, mentre un’altra cordata si ferma alla falesia della Parete Centrale. Il calcare del Muzzerone ci dà grandi soddisfazioni, l’arrampicata è molto bella e tecnica e il panorama è spettacolare.

La giornata prosegue con un giro nella bellissima Porto Venere e un meritato aperitivo vista mare. In serata raggiungiamo l’albergo per la cena e poi vuoi non guardare un pezzo di Sanremo (quasi) tutti insieme?

Domenica dopo una bella colazione raggiungiamo di nuovo il Muzzerone e ci dividiamo, due cordate (Marco ed Eleonora e Alberto, Luca e Giovanni) saliranno la classica e bellissima “Chi vuol esser lieto… sia”, mentre Elisa, Francesco e Daniele andranno su Kimera alla Parete Striata, che raggiungeranno con tre calate in corda doppia nel vuoto a picco sul mare. Anche oggi il sole ci accompagna per tutta l’arrampicata e ci godiamo queste bellissime vie. 

Purtroppo domani è già lunedì e dobbiamo tornare a casa, tutti molto soddisfatti di questo weekend all’insegna della bella arrampicata e che ha dato modo ad alcuni di noi di imparare cose nuove e a tutti di divertirsi ed arrampicare in ottima compagnia! 

Vi aspettiamo tutti al nostro prossimo Corso di Vie Lunghe su Roccia, per condividere con voi queste splendide esperienze!

INAUGURAZIONE DELLA FALESIA DEL CASTELLO


Sabato 30 Novembre alle ore 11, il CAI UGET Torino vi presenterà la nuova FALESIA DEL CASTELLO presso Montestrutto!


La nuova falesia è stata attrezzata dal Cai Uget Torino grazie ai fondi messi a disposizione dal CAI Nazionale con il “Progetto Falesie”. 


La tracciatura delle vie e la chiodatura è stata effettuata dalle Guide Alpine Gianni Predan, Roberto Coggiola e Umberto Bado. 


Indicazioni: dal parcheggio della falesia di Montestrutto si prosegue nell’abitato indirizzandosi verso il Castello. Arrivati al Castello si svolta a sinistra verso la chiesa e si arriva ai terrazzamenti con gli Ulivi, sotto al Castello, alla base della falesia. 

PDF da diffondere!