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Les Courtes – La via degli Svizzeri

Dopo la stagione di ghiaccio, è finito da un po’, è ora finalmente per alpinismo?!

In funivia si arriva ai Grand Montet a 3300 metri di quota, poi si attraversa il ghiacciaio dell’Argentiere. Il posto in cui si arriva è uno di quelli più straordinari delle alpi, con vista sulle pareti nord di montagne come l’Aiguille Verte, Le Droites, le Courtes, il Triolet, ed ovviamente è frequentato da alpinisti in grado di salirle.

Abbiamo fatto una delle piu facile nella zona, la via degli Svizzeri alla nord delle Courtes. La via degli Svizzeri è diventata oggi una via classica, da percorrere quando la neve è sufficientemente attaccata alla parete, generalmente ad inizio primavera.

Sicuramente il più bell’itinerario della parete poiché è il più diretto. In salita come in discesa, l’assicurazione della cordata su terreno nevoso e glaciale è uno dei punti chiave di questa ascensione.

Ormai è ora…

Un Dru tutto Italiano

Il Becco di Valsoera è una bella cima di granito, nascosta tra le pieghe piemontesi del Gran Paradiso. Scoperto già da Giusto Gervasutti, fu tuttavia salito per la sua via più elegante solo nel 1960, da una cordata lombardo-piemontese. Fu una della più importanti imprese dell’epoca. Da allora tutti gli alpinisti sognano di salire questa classica delle classiche…

Becco di Valsoera, 3369 m
Via Perego-Mellano-Cavalieri, TD, 600 m (450 m sino all’anticima), VI+/A0

Buone vacanze!

Aiguille de Sialouze

La traversata di Sialouze è una bella cresta con tratti esposti ed aerei, un invito ad arrampicare su una vena di buona roccia, nel cuore di alcune tra le più belle montagne del massiccio delgi Ecrins, in particolare il Pelvoux el il Coup de Sabre.
Una salita rocciosa è costituisce un buon avvicinamento a questa zona con passagi di scalata generalmente ben protetti (fine V grado), affrontata con gli scarponi, e una discesa in doppia attrezzata (catena e maion nuove di zecca tutte sulla destra orografica del canale finale).

Bella giornata in ottima compagnia e abbiamo fatto in giornata da Torino (è un incubo…)

Ormai è ora…

Corsica: sole, granito e mare!

Bavella – Uno dei paradisi europei dell’arrampicata su granito, Bavella si compone di una serie di torri (le Aiguilles) nei dintorni del Col de Bavella e di una gran quantità di pareti sparse nei valloni laterali. Alcune formazioni rocciose ricordano quelle della Gallura sarda, a duomi di granito, mentre altre sono di tipo più alpino, delle vere e proprie cime rocciose. Grandiose sono le placche del massiccio del Polischellu (Teghie Lisce), apparentemente inscalabili, veramente un angolo di Yosemite in pieno Mediterraneo. Completano il quadro la bellissima guglia della Punta Lunarda (un piccolo Dru) e le pareti selvaggie e isolate della Tafunata di Paliri o tutte quelle dove lo sguardo si perde, che spesso paiono tanto lontane quanto irraggiungibili.

La gran parte delle vie proposte presenta uno stile granitico classico, con progressione su placca appoggiata tecnica. Fanno eccezione le vie del Rossolino, atletiche, e quelle della Punta dell’Acellu, che presentano fessure off-width. Non manca qualche strapiombo a tafoni, forse il più bel granito d’Europa come ha detto la Destivelle? Non lo so, ma sicuramente uno spettacolo da tornare a vedere al più presto!

Couloir Nord al Col Est del Pelvoux

2 Giugno 2009

Prima salita per me e Guido nel bacino del Glacier Noire nel massiccio degli Ecrins.
Lo scorso weekend salendo alla Barre des Ecrins con gli sci e poi per il couloir Coolidge, siamo stati colpiti dalle ottime condizioni delle pareti Nord che si affacciano sul Glacier Noire, particolarmente bianche in questo fine primavera.
Da sinistra a destra guardando verso Sud, troneggiano le pareti Nord del Pelvoux, del Pic Sans Nom, del Coupe de Sabre e dell’Ailefroide, una sequenza di roccia, neve, ghiaccio e verticalità che ha poco da invidiare ad altri settori ben più blasonati, come ad esempio il bacino di Argentiere sul M. Bianco. Le cime del Glacier Noire sono di poco superiori ai 3900 metri, ma sarebbe un grave errore sottovalutarle semplicemente perché non raggiungono la fatidica quota 4000.
Rispetto alle cime di altri massicci come il Rosa o il M.Bianco, (o perlomeno rispetto a certe zone di questi massicci), gli Ecrin offrono un ambiente ben più selvaggio: nessun impianto di risalita, pochi rifugi, poca attrezzatura sulle vie (spit, corde fisse, etc.), poca gente in giro, poca o nessuna copertura telefonica, e ben presto ci si rende conto che questi 3900 m possono essere ben più ingaggiati ed avventurosi di tantissimi altri 4000.
La via che abbiamo scelto come iniziazione è tra le più facili del Glacier Noire: il Couloir Nord al Col Est del Pelvoux (D).
http://www.camptocamp.org/routes/54399/fr/col-e-du-pelvoux-couloir-n
La via presenta difficoltà abbastanza contenute su neve e ghiaccio (max 60°), ma è comunque bella e d’ambiente, con più di 1700 m di dislivello, e una discesa da 2000 m infinita; in giornata è già un bel viaggio. Siamo partiti a mezzanotte da Torino, alle 3 abbiamo lasciato l’auto a Pre de Madame Carle, alle 6 siamo arrivati a base canale, alle 9,30 al colle Est. Da lì l’idea originale era di concatenare il couloir Mettrier (AD 45° max) facendo gli ultimi 300 m fino alla cima del Pelvoux, ma avendo trovato parecchia neve da battere dai 3300 m in su, fino a 30-40 cm caduti nei giorni precedenti, il couloir sarebbe stato veramente estenuante e così abbiamo deciso di scendere e sfruttare un po’ di rigelo ancora presente sulla normale. In discesa abbiamo trovato una traccia che, insieme a un meteo perfetto, ci ha facilitato la vita e tolto ogni esitazione sulla scelta dell’itinerario, così alle 12,30 siamo arrivati al rifugio Pelvoux, (chiuso, nemmeno un’anima viva in giro), e alle 14,30 eravamo ad Ailefroide, pronti per chiedere un passaggio in autostop fino al Pre. Siamo stati accompagnati da due ragazzi della Valle Stura che quel giorno hanno salito il Couloir N del Coupe de Sabre, e che avevamo incontrato la notte nel Glacier Noire, unica cordata insieme a noi quel giorno in tutto il bacino.

La via ci è piaciuta molto, e il posto ancora di più; sicuramente ci toccherà tornare da quelle parti!

L’altra faccia del pastore – Colpo Basso

La Parete delle Ombre è una bella struttura che s’erge in una valletta laterale del fianco destro idrografico della Valle dell’Orco. Ha la forma di un gigantesco rombo appoggiato, con un’esposizione che varia dal N all’W. Le vie sono molto interessanti ma appartengono ad un’arrampicata più tradizionale che moderna. Su di esse occorre avere padronanza nel fissare le protezioni, esperienza di arrampicata in stile granitico, sangue freddo per qualche tratto un po’ pauroso.

Colpo Basso – (D+, 160 m, la via è schiodata, 1a salita G. Azzalea e F. Toldo, 10.7.1980), si articola in sei lunghezze molto classiche. Molto interessante, quanto improteggibile, il caratteristico camino della terza lunghezza (il camino dei Rapatsafiou).

Orpierre, l’anti Verdon della Provenza

Orpierre: a nord di Sisteron, un piccolo borgo di minatori-coltivatori-cacciatori, circondato da pareti rocciose. Praticamente sconosciuto prima che l’arrampicata sportiva diventasse uno sport di massa, ora ha aggiunto il turismo alle sue attività. Con il tempo sono state aperte, riscoperte ed attrezzate centinaia di vie, dalla falesia con gradi anche molto alti alle vie di 100-200 metri di altezza. La roccia è un calcare grigio compatto e lo stile di arrampicata varia da settore ma è generalmentte piuttosto tecnico = scordatevi il “ciapa e tira” e guardate bene dove piazzate le punte dei piedi! Altri problemi pero’ non ce ne sono, perchè l’attrezzatura è semplicemente perfetta! Sebbene la roccia ricordi a volte quella del mitico Verdon, il resto è tutta un’altra cosa. Un testo sul Verdon avverte infatti “ricordatevi che non siete ad Orpierre!”. Effettivamente per non trovare l’attacco di una via ad Orpierre bisogna bere almeno 2 calici di birra a stomaco vuoto! I cartelli indicatori dei settori, disposti ad ogni biforcazione del sentiero, ti seguono già dal parcheggio. Il luogo è da frequentare nella mezza stagione o anche d’estate, ma evitando le giornate piu torride. Acqua solo vicino ai settori “Belleric” , “La cascade” e parte di “Le chateau”. Le grandi vie si trovano sul “Quiquillon” (ombreggiato solo il settore ovest), ma anche il “Pilier d’Ascle” e l'”Adrech” offrono vie di più lunghezze. In pieno sole, ma con l’ombra del bosco ai piedi è il settore “Quatres Heures”. Un grazie a Michele Motta, che mi ha fatto conoscere questo posto.

Goulottes a portata di Sci – Ravanel Frendo

Goulotte posta nel bacino dell’Argentiere a due passi dalla funivia dei Grands Montets. Bell’itinerario, tecnico, con pochi pericoli oggettivi e comodissimo da raggiungere. Il percorso completo termina all’intaglio tra la Punta Farrar e l’Aiguille Carrée; di fatto la maggior parte delle cordate si ferma in cima alla lunghezza chiave e scende in doppia: la continuazione è di scarso interesse tecnico.

Giornata bella, temperature estive, con gli sci si scende ancora fino a dieci minuti a piedi da Argentiere, lungo la pista chiusa a Lognan.

non smetterà MAI…..

X-ICE – La falesia dei mutanti

L’X Ice Park di Ceresole ha riscosso un successo incredibile. Segno che il movimento dell’arrampicata su ghiaccio è particolarmente vivo e attivo… e segno anche che gli ideatori e realizzatori di questo sito hanno avuto una bella intuizione!
Il posto merita veramente il giro! L’ingresso all’Ice Park è libero ed è possibile arrampicare da primi di cordata oppure attrezzare da sopra i tiri per la moulinette.
La falesia è situata in località Prascalaio, frazione di Ceresole Reale. Seguire la strada statale 460 in direzione Ceresole Reale fino alla fine della lunga galleria che precede il paese, dopo 100m parcheggiare sulla sinistra. Attraversare il ponte di legno situato sulla sinistra della strada e proseguire per cinque minuti sino alla base delle cascate. La falesia sorge su terreni privati, quindi si chiede il massimo rispetto e la massima pulizia.

Evviva i mutanti!

Kandersteg – I più bei “ghiaccioli” d’Europa

E così sui due piedi, con l’ultimo numero di Vertical in mano, siamo andati a vedere com’è Kandersteg. La risposta è: fantastico! Il viaggio con l’auto sul treno ci diverte, dà l’idea di addentrarsi in un posto “diverso”, all’arrivo è buio ma ci sembra di intuire qualcosa…o forse è solo che non vediamo l’ora.

In puro stile borghese stiamo all’Hotel hermitage che, oltre a essere un posto dove si sta molto bene, ci permette di andare a scalare senza più usare la macchina. Il giorno dopo corriamo a comprare la guida, poi partiamo alla scoperta del settore più vicino e famoso: l’Oeschinenwald. L’alpine spirit qui non serve: l’avvicinamento è di 15 minuti dalla stanza per 20 metri di dislivello.

Siamo molto fortunati: in quello che è il settore più affollato troviamo 3 cordate prima di noi. Periodo azzeccato, a quanto pare, perchè già oggi – al momento della nostra partenza – la gente stava decisamente aumentando (nel we c’è anche l’Ice Festival).

Il livello generale è medio alto: per divertirsi secondo me è meglio avere qualcuno che tiri il V, poi qualche intermezzo più facile chiaramente si trova. Le candele predominano: mai viste tante tutte insieme, più “facili” o quasi impossibili.

Il riscaldamento, nella cultura svedese, non è contemplato: scaliamo Rottenpissoir/Groll subito, è quella più libera. In realtà facciamo in tempo a calarci e scalare anche la prima parte di Arborium, la classica, prima che diventi buio.

Il giorno dopo: Rubezahl, una delle classiche della zona, avvicinamento di ben 45 minuti. Cascata bellissima, verticale, impressionante a vedersi, da sotto. Il sencondo tiro è un diedro di ghiaccio, scalabile e divertentissimo, con uscita in camino. L’uscita facile si rivelerà essere un tiro verticale per una ventina di metri, con ghiaccio liscio e duro e con un paio di passi strapiombanti alla fine, ma che figata!

I terzo giorno partiamo (alle 10, come sempre) con intenzioni bellicose, ma fatti quattro passi capiamo che forse siamo un po’ stanchini dal giorno prima. Così ci rassegniamo a lasciare qualcosa per la prossima volta, scaliamo un paio di tiri più facili e facciamo un po’ gli spettatori. Ma ben presto decidiamo di averne abbastanza e ci buttiamo nella nuova frontiera dell’estremo. Basta cascate! Abbiamo scoperto che ci sono motivi più validi per venire a Kandersteg.

Il nuovo sport è molto più rischioso, si svolge a velocità elevatissime, richiede autocontrollo e perfetta padronanza tecnica, tutto si decide in un attimo, insomma ci vuole gran level…..le slitte . Peccato aver perso tutto quel tempo, prima, a ravanare al freddo.